Una basilica in ostaggio. Pentecoste nel Sahel

Padre Pierluigi aveva fatto confezionare una stoffa speciale per la festa della ‘basilica’ di Bomoanga. Dedicata allo Spirito Santo porta stampati i doni dello spirito nelle varie lingue locali. Uno sfondo giallo e fiamme sparse con all’interno il profilo di una colomba. Il giallo è il colore della sabbia che poi è ciò che meglio rappresenta la pace del Sahel. Nel mezzo del tessuto in questione appare un disegno che raffigura Maria che, con altre donne e gli apostoli, attendono il dono dello Spirito guardando in alto. Sabbia e Spirito scendono assieme e non si riesce sempre a distinguere dove comincia uno e finisce l’altro. Perluigi non avrebbe mai immaginato di passare la Pentecoste, la festa della basilica dei contadini del popolo Gourmanché, nell’assenza di uno scritto. In lingua francese, sul tessuto della festa: Ognuno li intendeva parlare nella propria lingua. Così sta stampato in caratteri scuri proprio sotto l’icona degli apostoli e Maria.

Anche le basiliche del Sahel possono essere prese in ostaggio. A Bomoanga ci sarà al massimo una celebrazione della Parola col catechista. Assieme al timore che ancora qualcosa possa accadere per rendere vana la parola Salam, pace, scritta in una lingua che solo la sabbia arriva a intendere. Non avrebbe mai sospettato che quella festa, mirabile, della dedicazione, sarebbe rimasta in seguito inascoltata. Le porte della basilica sono sette, come i doni dello Spirito che Pierluigi aveva fatto stampare sulla stoffa poi fatta circolare nelle comunità della diocesi di Niamey. Alcuni hanno fatto confezionare camicie, le signore un completo secondo lo stile locale e altri come tovaglia per l’altare. La messa che Pierluigi celebra ogni giorno nell’assenza è resa viva nella celebrazione di tante comunità. Il pane, il vino e il calice sono posati sulla stoffa che ricorda la dedicazione delle basilica allo Spirito Santo, preso in ostaggio nel Sahel da quasi nove mesi.

Salam, Baani, Foofo, Laafia Jamni, Alhergas sono i nomi della pace che le lingue locali intendono a modo loro. Sono più di 50 giorni dalla Pasqua, la Pentecoste del Sahel di Pierluigi dura da quasi 270 giorni, che fanno nove mesi di sabbia. Mai avrebbe pensato di essere preso così sul serio dallo Spirito che lo accompagnava nella missione. Pierluigi aveva sottolineato più volte che nelle missione bisogna ‘stare e durare’ per dare serenità e fiducia alle comunità troppo spesso, nel passato, abbandonate. Ed è stato preso, come sempre in queste circostanze, in parola. Rimane, non come avrebbe pensato, voluto e immaginato. Sta. in modo inedito, unico, e, come lo Spirito, nascosto nella sabbia del Sahel che tutto intende nella sua lingua. La tovaglia dell’altare, col tessuto della dedicazione della basilica di Bomoanga, è posta sulla mensa del banchetto dove sono tutti invitati. I poveri prendono i posti d’onore.

                                                                                      

                                                                                          Mauro Armanino, Niamey, Pentecoste 2019