La fantasia al potere. 56 anni di Indipendenza del Niger

Il Presidente ha piantato l’albero dell’Indipendenza il passato tre agosto. Prima di lui l’hanno fatto altri otto presidenti. Le Repubbliche invece sono state sette, esattamente come il numero delle Costituzioni. Quanto ai colpi di stato militari, il fantasioso Niger, ne ha conosciuti quattro riusciti e un numero imprecisato di abortiti. Inoltre si può parlare di un colpo di stato ‘civile’ con la realizzazione delle Conferenza Nazionale Sovrana. Quest’ultima, tenutasi nel 1991, ha messo fine al regime della Seconda Repubblica, costituzionalmente installata al potere nel 1989. Anche l’Africa, in questo e altri ambiti è creativa. Dal 1960 al 1999 ha conosciuto 106 colpi di stato riusciti. Fu il prezzo dell’indipendenza alle variegate colonizzazioni del continente e la spartizione dell’Africa alla conferenza di Berlino del 1884/5. La fantasia era già al potere, assieme alle cannoniere del commercio e un luminoso futuro per il mondo. Il fardello dell’uomo bianco e, ora, le migliaia di migranti che questo futuro lo vogliono vedere da vicino, passato il mare Nostro.

D’altra parte sono state diverse migliaia gli africani che hanno combattuto e sono morti, per liberare l’Europa dal nazi-fascismo. E più ancora per confortare con la loro presenza i combattenti francesi o i loro nemici nella prima guerra mondiale. Da trincea a trincea e da spiaggia a spiaggia, il conto non fa una grinza. Apprezzati per combattere e morire, prima in battaglia e poi nel mare. Anche in ciò bastava usare solo un poco di fantasia. Qui ci riusciamo bene. Mettiamo, ad esempio, le utime elezioni di quest’anno. Per il secondo mandato del presidente già oppositore e socialista per scelta. Il suo più riconosciuto avversario era in prigione a duecento kilometri dalla capitale. Una campagna elettorale fatta dietro le sbarre col boicottaggio dell’opposizione per il secondo turno elettorale. Molto alla fine è riconosciuto eletto con il 92% dei voti, senza sapere quanti cittadini hanno votato. I bambini erano premiati con buoni mensa scolastica e foto ricordo da conservare per i posteri. Nel caso ciò non dovrebbe ripetersi nel prossimo futuro.

Rimane l’albero piantato quel giorno, il numero 56 dell’indipendenza, con buona dose di fantasia. Infatti, lo stesso giorno e quelli seguenti, diversi camion carichi di legno fresco appena tagliato, rendono possibile e gustosa la grigliata della festa. Arrivano riempiti fino all’orlo, sfidando le più comuni e ben note leggi di gravità e soprattutto quella della relatività delle umane avventure. Si pianta e allo stesso tempo si taglia prima ancora di vedere l’albero dell’Indipendenza svilupparsi e crescere. S tratta di una scelta politica perché, in campagna, le discussioni politiche si fanno sotto gli alberi. Persino gli uccelli migratori non hanno dove posarsi e continuano, dunque, il viaggio verso il deserto, sperando di posarsi sul mare. Fantasioso il discorso dell’Indipendenza che elenca le conquiste effettuate nelll’ultimo quinquennio. Nessun accenno all’ultimo posto del paese nella lista dello sviluppo umano. Si vantano invece le qualità democratiche del regime soprattutto con l’accresciuta libertà di stampa. Proprio stamane hanno arrestato un giornalista.

Qui abbiamo bambini in quantità, matrimoni che durano qualche settimana , le preghiere almeno 5 volte al giorno con tanto di altoparlanti, Boko Hram alla frontiera e persino in cucina, militari francesi e americani, droni e sofisticati sistemi di controllo del colore della sabbia, la legge contro le migrazioni irregolari e la tratta, la Mogherini che immagina di conoscere l’Africa e fa credere che l’Europa sia qui per aiutarla, la Cina che finanzia un nuovo ospedale e il Fondo Sfida del Millennio che offre al paese mezzo miliardo di dollari, i binari pronti per un treno che forse un giorno partirà e infine, ancora lei, la Cina, che finanzia la costruzione del terzo ponte di Niamey. Quello su cui, una delle prossime indipendenze, passerà danzando il treno.

 

                                                                                                               mauro armanino, niamey, agosto 016